UDINESE-MILAN 2-1. L'ANALISI.

domenica 23 settembre 2012

La situazione è sul punto di precipitare. Il Milan, in quel di Udine, fa l’ennesimo passo avanti verso il baratro. Non siamo più una squadra, questo penso sia  ormai chiaro a tutti. Carne da macello, questo siamo diventati. Nessun segnale di vita nemmeno quest’oggi, l’elettroencefalogramma milanista è sempre più piatto, il paziente sta per morire. Il Milan visto oggi fa rabbrividire. Il collettivo non ha più un briciolo di autostima, la paura regna incontrastata e quella reazione che ci si aspettava è rimasta un miraggio. Una squadra lunga, sfilacciata, con distanze enormi tra i reparti. Quando attacchiamo lo facciamo troppo diligentemente, con i giocatori che sembrano scolaretti impauriti al primo giorno di scuola.
Non si allargano, non si sovrappongono, insistono sulle vie centrali scontrandosi sempre contro le difese schierate. Non c’è velocità di esecuzione, inesistente la regia, latitante la fantasia, con il risultato che ogni manovra diventa prevedibile. Non c’è impostazione di gioco. I giocatori che dovrebbero farlo, tipo Montolivo, mostrano dei limiti pazzeschi. Troppe le sue sbavature, spesso impreciso nei passaggi e molle nell’interdizione. Un capitolo a parte lo merita la difesa. I successi di una squadra, di solito, nascono dalla solidità difensiva, proprio quella che noi non abbiamo. La prestazione dei nostri due centrali, Mexès e Zapata, è stata imbarazzante. Lenti, distratti e insicuri, tutte caratteristiche che un tandem difensivo non deve avere. Bocciato l’intero pacchetto difensivo, composto dai due centrali, da Abbiati che non da più le garanzie di un tempo e dagli esterni che non offrono quasi mai la copertura necessaria in ripiegamento. Enormi i problemi che stanno venendo a galla dopo le prime cinque partite stagionali. Tre punti in campionato dopo quattro partite ed uno scialbo pareggio in Champions è davvero troppo. La media punti è da retrocessione, così come lo è quello mostrato sul campo. L’esonero di Allegri diventa sempre più necessario. Forse questa sarà stata la sua ultima partita sulla panchina rossonera. Sarà lui, da solo, a pagare le colpe di tutti, visto che Galliani e il suo faccione triste non lo caccerà nessuno e visto che Berlusconi, vero artefice di molti dei nostri guai attuali, è il padrone della squadra. La collezione delle figuracce continua, un’altra domenica da dimenticare. Il problema vero, però, consiste nel fatto che gli spettri di una stagione disastrosa cominciano a materializzarsi. Bisogna evitare il peggio, nessuno può pensare di poter continuare di questo passo. Non siamo una squadra che può lottare per la retrocessione, non ne abbiamo il carattere né la preparazione mentale. Bisogna tirarsi fuori da questo pantano, il più velocemente possibile. Serve una scossa prima che sia troppo tardi.

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