DI NUOVO SCONFITTI

giovedì 25 ottobre 2012

54.5%, questa è la cifra, il dato statistico che, meglio di mille parole, riassume lo stato di crisi in cui versa la squadra. 54.5 % è la percentuale delle partite perse sul totale di quelle giocate. Ogni commento, ogni analisi, ogni approfondimento suonerebbe quasi superfluo al cospetto di quel numero. Eppure,  chi comanda, sembra non accorgersi che qui sta venendo giù tutto. Per qualsiasi altro allenatore, di qualsiasi altra squadra professionistica, dall'élite del calcio fino alle ultime fasce, le cosiddette provinciali, perdere più della metà delle partite e non vincere le rimanenti si sarebbe immediatamente tramutato in esonero. Per l'AC Milan, evidentemente, non è così se, come sembra dalle prime notizie, la fiducia a Mister Allegri continua a rimanere,  se pur a tempo. Si diceva che una sconfitta al Rosaleda sarebbe costato il posto di Allegri. La sconfitta, l'ennesima, è arrivata ma pare che nessuno  abbia ancora destituito  il livornese dal suo incarico. Non si capisce cosa debba ancora accadere per prendere quella dannata decisione. Se sette punti in otto partite in  campionato, più un pareggio in casa con l'Anderlecht, un intermezzo vittorioso contro lo Zenit e la batosta subita ieri contro il Malaga non bastano per esonerare un allenatore per una squadra dal nome glorioso come il Milan allora tutto perde il suo senso assumendo i contorni di un romanzo di Kafka. Per il Milan di quest'anno, sembra valere sempre di più la proprietà commutativa: cambiando l'ordine degli addendi    la somma non cambia, essendo essa sempre più negativa. Cambi giocatori, cambi modulo, cambi tattiche e cambi tecniche ma nulla serve a dare alla squadra la necessaria solidità, l'indispensabile coralità, l'imprescindibile tranquillità utile ad affrontare le partite con piglio diverso. Non siamo più una squadra, la paura si è ormai impadronita delle menti dei giocatori che hanno ormai definitivamente smarrito l'indispensabile sicurezza nei propri mezzi diventando, chi più chi meno, tutti somari. Certo, più di un giocatore non lo scopriamo ora essere un ciocco, ma preoccupa l'impietosa involuzione del resto della truppa. La verità è che se una squadra non gira, vuoi o non vuoi, finisce con il livellare verso il basso lo standard qualitativo dell'intero gruppo. Prendete Bojan, e comparate le prestazioni offerte con noi con quelle ammirate al Barça, c'è un abisso e il motivo è palese: entrare a partita in corso in una macchina vincente come quella blaugrana ha le sue diversità rispetto a subentrare in un gruppo che somiglia sempre di più ad una polisportiva amatoriale. Lo stesso discorso può essere declinato sui casi Nocerino, distante anni luce da quel brillante giocatore dell'anno passato, o Boateng, vera controfigura del centrocampista esplosivo ammirato nella scorsa stagione. In conclusione, sembra ormai chiaro che è maturo il tempo delle scelte drastiche. La prima, non più rinviabile, è la sostituzione del tecnico. A questo punto, nella situazione terribile in cui versiamo, ogni altro allenatore avrebbe i suoi vantaggi rispetto all'attuale. La fiducia è sparita da ogni parte, dai tifosi, ai giocatori alla società. E' da masochisti continuare con la sua guida. La seconda decisione fondamentale è capire cosa fare della squadra in generale. E' di ieri la notizia(anch'essa non più prorogabile) dell'uscita di scena di Berlusconi dalla politica. Farà il pappone nobile, pardon, il padre nobile del centrodestra. Quello che è chiaro agli addetti ai lavori è che questa scelta porterà i suoi cambiamenti. Non competere più direttamente in una tornata elettorale significa semplicemente non aver più bisogno dei ritorni di immagine. Slogan tipo "Il Presidente più vincente del mondo" non hanno più senso, il calcio utilizzato per fini propagandistici ed elettorali, per veicolare cioè messaggi ossequianti finalizzati a costruire l'immagine del super-imprenditore vincente, non hanno più significato. Sarà arrivata l'ora (anch'essa non più procastinabile) di abbandonare anche la nave rossonera?

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